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L'indagine si propone di gettare nuova luce sul periodo post-augusteo, età durante la quale il lungo principato di Tiberio mostra, dal punto di vista istituzionale, un'accentuazione della dicotomia tra il princeps e la nobilitas, nonché la stabilizzazione della forma di governo iniziatasi con Augusto. Più che gli aspetti strettamente politici ed evenemenziali, il libro analizza forme economiche e dinamiche sociali emerse all'indagine come peculiarità di questo ventennio di storia alto-imperiale: l'economia senatoria, che solo in un'ottica riduttiva sembra potersi ricondurre all'ostentazione del luxus, ma che ad un'analisi più profonda rivela un delicato equilibrio tra ideologia conservatrice e razionalità ordinatrice; la dialettica produzione-mercato, che dagli anni venti del I sec. d.C. vede affiorare tracce di squilibri che interessarono soprattutto la Penisola; il prelievo delle risorse e il sistema fiscale in genere, in cui si evidenziano persistenze augustee e innovazioni, preludi ad una burocrazia più articolata sotto i successori; i fenomeni monetari in Italia e nelle province, indizi di un alto livello di monetarizzazione della società romana nel suo complesso; infine, i riflessi di tali dinamiche in alcune realtà provinciali, le cui peculiari fisionomie socio-economiche svelano, tra le pieghe di vicende storiche particolari (Africa, Egitto, Giudea), l'integrazione, pur nella diversità, al sistema imperiale romano.